Il 27 luglio 2020, Ebru Timtik è morta, in stato di detenzione, dopo 238 giorni di sciopero della fame.
È stata un’avvocata turca, di origini curde, impegnata nella difesa di casi politicamente esposti.
Si è occupata della morte per tortura di un attivista per i diritti umani mentre era sotto la custodia della polizia e del disastro minerario di Soma, che aveva causato la morte di oltre 300 minatori. Nel 2014 ha difeso la famiglia di un adolescente morto per le ferite riportate durante la repressione delle proteste di Gezi Park, avvenute l’anno precedente.
Nel 2017 è stata arrestata con l’accusa di legami con organizzazioni ritenute terroristiche dal governo turco, incolpata per la sua attività di difesa di due insegnanti accusati di fare parte di un’organizzazione terroristica. Secondo la magistratura turca, l’aver assunto la loro difesa la rendeva organica all’organizzazione.
Dopo un processo segnato da gravi irregolarità e la condanna a 13 anni e 6 mesi di carcere, a gennaio 2020, ha iniziato lo sciopero della fame insieme al collega Ayeç Ünsal per chiedere un processo equo.
In occasione della giornata dell’avvocato, il 5 aprile 2020, entrambi hanno trasformato la protesta in “death fast”, lo sciopero totale fino alla morte.
Il 27 luglio 2020, quando Ebru Timtik è morta, la richiesta di appello presso la corte Suprema risultava ancora in sospeso.
A settembre del 2020, le è stato assegnato, a titolo postumo, il Premio Internazionale per i diritti dell’uomo Ludovic Trarieux, a novembre dello stesso anno, il Consiglio degli Ordini Forensi Europei le ha assegnato il premio postumo per i diritti umani, nel 2021, in suo onore è stata istituita la “Giornata internazionale per un processo equo”, da celebrarsi il 14 giugno di ogni anno.
Le sono stati conferiti altri riconoscimenti, in molti palazzi di giustizia campeggia la sua fotografia e le sono state dedicate aule, eventi, convegni.
Il suo difensore, l’avvocata Berrak Cialar, è stata imputata di terrorismo per aver difeso Ebru Timtik.
In questo modo, la catena delle imputazioni a carico degli avvocati può diventare infinita.
L’esempio di Ebru Timtik dev’essere ricordato nel tempo, affinché ispiri l’operato degli avvocati, non soltanto nelle situazioni estreme – come quelle che continuano a vivere le colleghe e i colleghi turchi – ma anche, e ancor di più, nel più comodo agire quotidiano delle nostre latitudini, comunque, spesso segnato da grandi o piccole violazioni dei diritti delle persone.
Il giorno della sua liberazione, nel ricordo della sua collega, Ayeç Ünsal ha detto: «Senza pensare al prezzo di questa scelta, gli avvocati dovrebbero combattere per i diritti delle persone».
Ebru Timtik, 1978 – 2020